
MUSICA, Stefania ci spiega – 4: GLI ACCORDI
Chiunque abbia provato a suonare la chitarra avrà cercato di imparare gli accordi di qualche canzone. Cosa significa suonare un accordo? Significa semplicemente suonare più note in contemporanea. Nella chitarra cambiando la posizione delle dita sulle 6 corde si ottengono accordi diversi. Analogamente in un pianoforte basta schiacciare simultaneamente tasti diversi.
Tutti gli accordi, in particolare le triadi e le settime, sono alla base dell’armonia, che si svilupperà a partire dal 1600: l’idea di base era appunto che la melodia potesse essere arricchita attraverso l’utilizzo di accordi, che, sostenendola, le donassero una “densità sonora” ricca ed accattivante.
Quindi con il termine melodia si intende l’esecuzione nello scorrere del tempo di più note in successione una ad una (dimensione orizzontale). Con il termine armonia invece si intende l’esecuzione contemporanea di più melodie diverse che si sovrappongono (dimensione verticale). Queste sovrapposizioni di più linee melodiche sono regolamentate da “leggi” musicali che fanno in modo che suonando insieme “stiano bene”, appunto in armonia tra loro. Ma per avere un’armonia occorre che le linee melodiche sovrapposte (cantate e/o suonate) siano effettivamente differenti, in quanto i raddoppi di ottava (la stessa nota ripetuta all’ottava superiore) non sono considerati tali, e ai fini uditivi di fatto non cambiano i risultati. La struttura dell’accordo prevede allora la sovrapposizione di almeno 3 suoni (due note differenti non formano un accordo, ma vengono definite più semplicemente un Bicordo).
Tutti possono eseguire degli accordi? Non tutti gli strumenti musicali sono però in grado di eseguire da soli degli accordi. Infatti se ci riflettiamo un momento é evidente che se per realizzare un accordo occorrono almeno 3 suoni differenti da eseguire contemporaneamente, ci accorgiamo subito che un Flauto, così come una Voce Umana o una Tromba non sono strumenti in grado di farlo. Non sono in grado di farlo perché ognuno di loro può emettere solo un suono alla volta. Indipendentemente però dallo strumento musicale che si utilizza, é importante conoscere gli accordi, perché questi sono comunque parte integrante di ogni brano musicale.
Come si costruiscono gli accordi? Cominciamo da come si chiamano. Ogni accordo prende il nome della nota principale che sta alla sua base, e ogni nota può essere la base di un accordo. Per cui possiamo avere accordi di DO se la nota fondamentale è DO oppure di SI se la nota principale è SI ecc.
Invece l’aggiunta degli altri due suoni ci permette di distinguere gli accordi in 2 tipologie fondamentali: Accordi di modo Maggiore e Accordi di modo Minore. Per cui ogni accordo esiste nelle due modalità, ad esempio: Do Maggiore (COSTITUITO DA: DO MI SOL) e Do minore (COSTITUITO DA: DO MIЬ SOL); SI Maggiore (COSTITUITO DA: SI RE# FA#) e SI minore (COSTITUITO DA: SI RE FA#), ecc, basta cambiare un suono dell’accordo è l’accordo si modifica … e come vedremo meglio in seguito, i cosiddetti accordi “maggiori” sono generalmente percepiti come “allegri” e quelli “minori” come “tristi”!
Come si può osservare in alcuni spartiti, sotto le melodie vi sono delle sigle. Generalmente la sigla contiene una lettera che indica la nota fondamentale
LA = A SI = B DO = C RE = D MI = E FA = F SOL = G
Queste sigle ci dicono quale accordo serve, ma non quali note dobbiamo mettere insieme per realizzare l’accordo. Questo lo dobbiamo sapere noi conoscendo a priori le regole di costruzione degli accordi!
Anche chi improvvisa, come nella musica jazz, ha in realtà delle solide conoscenze di armonia musicale. Non basta infatti la creatività: una profonda conoscenza degli accordi e delle relazione tra essi è di fondamentale importanza non solo per poter “incastrare” correttamente una sequenza di note sugli accordi di un brano, ma anche per poter generalizzare una melodia su diverse tonalità.