LASCIAMOLI SOGNARE
I bambini sono sognatori, è il loro bello; la fantasia infantile è una fascinazione imprevista e stupefacente che essi esercitano su noi adulti, che il sogno lo abbiamo lasciato alle spalle. Ma i sogni dei bambini e adolescenti di oggi si frangono contro un muro, che pare diventi sempre più corazzato e insormontabile. I giovanissimi di oggi non sono più in grado di sognare?
Ma cosa sognano i bambini, se lasciati liberi di sognare? E a cosa servono i sogni infantili?

Ecco un breve excursus nelle tappe evolutive.
A 3 anni termina la fase dell’apprendimento per imitazione: il bambino è estremamente realista, osserva, cataloga, imita le azioni degli adulti, le riproduce fedelmente, ovvero si misura con la realtà che lo circonda e che lo affascina fino a che impara a starci dentro, a conoscerla e dominarla.
Poi passa alla fase dell’immaginazione: dai tre anni si costruisce, con il gioco, un mondo immaginario, inventa con gli oggetti familiari, universi fantastici. Il gioco simbolico gli offre significati che vanno oltre la materialità degli oggetti e il loro utilizzo pratico, il bambino è orientato alla ricerca di senso. E il senso delle cose e delle esperienze sperimentate dal vivo, sul campo di gioco, inizia anche ad essere emozionale, spirituale, espanso verso l’altrove, nella sua fantasia.
A 6/7 anni il bambino supera i confini della propria sfera protetta familiare, esce dal nido materno per scoprire il mondo, è qui che entra in gioco il padre, veicolo sicuro verso la scoperta.
A 8 il mondo è buono; a 10 il mondo è grande, iniziano le sfide; a 14 l’adolescente è artistico, poetico, sentimentale; a 16 si sente immortale e il mondo è da conquistare, è ai suoi piedi. A 18 il mondo comincia a fare una certa soggezione, comincia ad essere ingiusto, e a 20 è letteralmente da rifare…!
In tutto questo percorso altalenante c’è un filo che conduce il bambino e l’adolescente: i suoi sogni. Il sognare è una ricerca di senso, è il desiderio che diventa progetto, è la forgia della propria identità, è intuizione, intelligenza emotiva e resilienza, che maturando diventano risorsae per il futuro.
Nelle varie fasi di crescita il bambino ha bisogno di spazio e tempo per sognare: sognare di essere, sognare di diventare, sognare di fare, sognare di avere caratteristiche sue proprie, cammini da percorrere, avventure da compiere, grandezza umana da costruire.
Un bambino può sognare di avere un cane, questo è la rappresentazione del desiderio di giocondità, di affettività, di condivisione, ma anche di assunzione di responsabilità e di scelta importante. Allora legge libri con storie di cani e sogna avventure con cani in Alaska, nella giungla tropicale, in luoghi che presto diventano leggendari, pensate a famosi cani della letteratura, da Salgari a Jack London e tanti altri. La letteratura infantile è piena di animali che recitano parti che sono parti dell’anima umana, che vuole realizzarsi espandendosi attraverso i protagonisti fantasiosi di queste storie: pensate al cavallo Furia, al cavallo di Zorro o al cavallo Bucefalo.
I ragazzi hanno bisogno di rapportarsi agli eroi, che non sono persone inesistenti e irraggiungibili, sono semplicemente dei propulsori di sogni, dei “padri” nel senso educativo del termine, quelli che oggi si sono affievoliti nel ruolo di apritori di piste verso il mondo, coloro a cui riferirsi. Pensate a eroi come 007, pensate al Corsaro Nero, a Marco Polo, a Sandokan e Tremal Nike, ma anche a Pippi Calzelunghe, al Piccolo Principe, Piccole Donne, al freddo e crudele capitano Akab in Moby Dick, avventurieri del mare come l’Olandese volante, scopritori del Continente nero, archeologi dell’Antico Egitto, e quanti altri. A 15 anni si possono leggere decine di libri dove trovare modelli che offrano un bagaglio inestimabile di spunti per la riflessione e la creatività, libri che allarghino la capacità di ascolto empatico verso chi incontriamo e verso quanto sperimentiamo.
Ma torniamo al muro: perché i ragazzi di oggi non sognano più? Cos’è questo muro che infrange i loro sogni e gli impedisce di svilupparsi?
E’ il mondo adulto che ruba i loro sogni. E’ un’epoca questa iper realistica, cinica e frigida, che priva i bambini della quiete e dei contesti educativi fertili per il sognare.
Se noi offriamo un tablet a un bambino di 4 anni è certo che lui dissiperà in esso tutta la sua intrinseca capacità di sognare e di inventare un mondo per sé; quel bambino adotterà passivamente i modelli proposti da quello strumento, che si pone in modo aggressivo e perentorio: uno strumento adulto, fatto da adulti, per scopi adulti (denaro), calato dall’alto ad un cervello di pochi anni a cui basterebbe un legnetto per giocare un’ora intera. Questo bambino sazierà la propria fame di sogni con le informazioni che gli giungono dai videogiochi, tanto appetibili quanto miseri in potenzialità di apprendimento e sviluppo. I videogiochi forniscono informazioni distanti, che restano all’esterno, meccaniche e strutturate per rivolgersi in modo identico a tutti i soggetti riceventi. Nessuna possibilità che il soggetto maturi un’elaborazione personale, identitaria, di quelle informazioni, perché esse sono preconfezionate, precise, immodificabili.
La digitalizzazione ruba l’infanzia, che cresce di sogni accompagnati dal movimento fisico, gli uni e l’altro permettono al bambino di entrare nel mondo, conoscerlo, non averne paura. Gli adolescenti sono vittime dei videogiochi, non leggono più e se leggono non leggono romanzi di avventure bramando di fare avventure. Non giocano a pirati della Malesia o a Sherlock Holmes nel cortile di casa, perché vivono di vicende virtualizzate e quindi che non rappresentano alcun modello umano a cui tendere, ma l’irrealtà, con la quale non ci si misura nemmeno perché troppo aliena.
E per concludere: “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. E nello spazio e tempo di un sogno si consuma la nostra breve vita”. Shakespeare, La Tempesta