LA SCUOLA CHE VORREI

Spunti e riflessioni per una scuola nuova – di Francesca Corbella

Il portale TUTTOSCUOLA.it sta organizzando da un anno a questa parte un think tank dove chiede agli utenti di segnalare proprie istanze e desideri circa la scuola dei sogni. Sono emersi molti suggerimenti, ne segnaliamo alcuni:

Ottobre 2020

La scuola su misura. È una scuola accogliente, nella quale la relazione didattica si fa individualizzata e personalizzata. In una scuola così la diversità è una sfida che gli insegnanti sanno raccogliere, dando vita a soluzioni creative ed efficaci.
Ingredienti: Inclusione, Intercultura, Individualizzazione e Personalizzazione.

Novembre 2020
La scuola  digitale
Caratteristiche: E’ una scuola amica della tecnologia, risorsa per i docenti e risorsa per gli alunni.  Le connessioni non sostituiscono le relazioni, ma le moltiplicano, la dimensione virtuale non allontana dalla realtà, ma ne facilita l’accesso.
Ingredienti: Didattica a distanza, Coding, Video giochi, Risorse digitali, e-Service-Learning.

Dicembre 2020
La scuola della ricerca
Caratteristiche: E’ una scuola che coltiva lo stupore, che trasforma la curiosità in ricerca. In una scuola così il protagonista è l’alunno, stimolato a sviluppare le proprie competenze e ad arricchirle. L’ambiente di apprendimento, interno ed esterno alla scuola, è il grande laboratorio dove si impara a pensare.
Ingredienti: Didattica dell’empowerment, Didattica per competenze, Metodologia della ricerca, Approccio interdisciplinare.

Gennaio 2021
La scuola dell’apprendimento collaborativo
Caratteristiche: E’ una scuola che coltiva la dimensione relazionale e collaborativa, il senso di appartenenza al gruppo-classe e alla comunità scolastica e sociale. Gli alunni imparano ad assumersi responsabilità e a prendersi cura degli altri.
Ingredienti: Apprendimento collaborativo (tutoring, cooperative learning, peer teaching …), Autogoverno, Corresponsabilità educativa. Legame con il territorio.

Febbraio 2021
La scuola della sostenibilità
Caratteristiche: È una scuola dal cuore verde, amica dell’ambiente, che aiuta a capire la fragilità e la
complessità dell’ambiente naturale e sociale, che educa all’amore per la nostra casa comune e insegna a prendersene cura.
Ingredienti: Sostenibilità, Ecologia integrale, Cittadinanza planetaria.

Marzo 2021
La scuola delle emozioni e della ricerca del senso
Caratteristiche: E’ una scuola attenta ai desideri, alle emozioni, ai sentimenti degli alunni. Li asseconda nella ricerca del significato, a partire dallo stupore, che viene alimentato e approfondito. Sa parlare al loro cuore, non solo alla mente, sa far scoprire la bellezza, li fa star bene. In una scuola così gli ambienti sono curati, gli spazi sono pensati per favorire il piacere dello stare insieme. Crea spazi di libera espressione, aperti ai tanti linguaggi, aiutando ciascuno a trovare il proprio.
Ingredienti: Partecipazione, Fiducia, Integrazione di linguaggi formali, informali e non formali, Creatività.

Aprile 2021
La scuola delle alleanze connessa alla vita e al lavoro
Caratteristiche: È una scuola che introduce gli alunni alla realtà, fornendo le chiavi per sviluppare competenze durevoli e aiutandoli a scoprire i propri personali talenti.  E’ una scuola che aiuta a scoprire le risorse economiche, culturali e sociali del loro ambiente di vita. In una scuola così il dialogo intergenerazionale arricchisce i rapporti, famiglia e società sono coinvolte. In questa scuola del ‘noi’ tutti hanno un contributo da offrire.
Ingredienti: Alternanza (PCTO), Orientamento, Competenze chiave, Soft skills.

Maggio 2021
La scuola della comunità
Caratteristiche: E’, a pieno titolo, scuola della comunità, posta al centro del ‘villaggio’ sociale. E’ una scuola aperta, letteralmente e simbolicamente. Nutre le radici della memoria e incoraggia all’avventura del futuro.
Ingredienti: Service-Learning, Cittadinanza attiva, Dialogo intergenerazionale.

Alcune considerazioni:

ebbene quello che dovrebbe essere un vademecum stilato dal basso, da chi la scuola la vive giorno per giorno, per una riforma della scuola finalmente riformante (ogni Governo ne vara una, da decenni, per non cambiare mai nulla), appare invece come una carta dei valori – giustissimi e benvenuti – ancora una volta teorica e idealistica.

La scuola oggi ha bisogno di sterzata pratica, La scuola oggi ha bisogno di una sterzata pratica, insegnare deve poter dire accompagnare nell’applicazione, prima guidata e poi via via più autonoma delle diverse proposte: è troppo teorica nell’insegnamento e non fattuale, è abbarbicata a logiche burocratiche nell’organizzazione, circonvoluta su sè stessa, e pertanto immobile. Un grande mastodonte narcotizzato che non vede e non sente gli scolari, gli studenti, la società mutante, vive per mantenere sè stessa come un organismo farraginoso, giurassico.

I principi elencati non rappresentano alcuna novità dirompente, fanno già parte dell’universo ideale di cui la scuola si permea e anche si riempie la bocca. Fioccano tra i banchi gli inviti alla cooperazione, le lezio magistralis contro ogni discriminazione e fanatismo, le persuasioni contro i bullismi e i femminicidi, ecc. Tutti i giorni ne sentiamo e ne vediamo. Ma si chiede ogni tanto cosa serva realmente ai ragazzi di oggi? Cosa chiedono insomma?

Alle parole vanno affiancati i fatti. Se io svolgo in classe un pistolotto sulla violenza di genere o sulla svolta green e poi non porto i ragazzi a trovare riscontro nella realtà, io non appassiono i giovani, non apro loro le porte della consapevolezza, tengo solo una lezione verticale, dal docente al ricevente, non dialogica e non pratica, che addomestica gli studenti e soddisfa il mio ego di insegnante retto e giusto.

I motivi della disaffezione alla scuola, sempre più allarmante e che la DAD ha ampliato a dismisura, stanno proprio nel divario tra cultura istituzionalizzata, calata dall’alto dal mondo adulto che segue il pensiero dominante, e il mancato riscontro nella pluralità delle realtà, che offrono diversi punti di vista che i ragazzi devono essere messi in grado di elaborare con spirito di curiosità, ricerca e critica costruttiva. La scuola oggi è livellante. E nessun adolescente intimamente è disposto ad accettare questo. La risposta che arriva è l’evitamento.

Per rafforzare l’importanza e l’utilità della materia insegnata non basta rendere stringente la valutazione con lo spauracchio del brutto voto, occorre dare aspettative di riuscita legate ai valori della  riuscita, che significa far trovare collegamenti tra l’argomento e la propria vita. Quale legame esiste tra questa materia e gli interessi personali dei ragazzi? Occorre partire quindi da spunti, possibili sviluppi,
agganci con la realtà che dimostrino l’importanza della conoscenza, facendo sì che i ragazzi stessi diventino una testimonianza.

Ma vediamo qualche idea: innanzitutto la scuola dovrebbe durare 10 mesi e non 8, cosa che lascia i ragazzi a casa per 3 mesi con genitori lavoratori che dispongono di sole 3 settimane di ferie in agosto per occuparsene. Questo gap tra i lmndo della scuola e quello del lavoro crea un divario nelle famiglie, solitudini, videodipendenza e cattiva gestione di sè per mancanza di possibilità di coltivare interessi. Nei mesi estivi la scuola dovrebbe offrire discipline alternative alle materie curricolari per far riposare i ragazzi, svagarli ma nel contempo garantire assistenza, socializzazione ed educazione sana, stimoli culturali, sport, natura, viaggi di istruzione.

Lo Stato dovrebbe finalizzare i fondi (quelli che già stanzia, dato che il Ministero dell’Istruzione è la voce di costo più alta di tutto il bilancio, ne hanno fatto parte anche i banchi a rotelle!) per finanziare queste iniziative che non devono essere a carico delle famiglie, come invece accade adesso con i vari campi estivi.

L’allargamento del tempo scuola darebbe anche notevole impulso all’economia e ai posti di lavoro.

Durante i mesi scolastici veri e propri i programmi disciplinari dovrebbero essere tutti avvalorati da esperienze pratiche, invece oggi è difficile persino l’ora di laboratorio di chimica, in certi casi viene fatta online perchè così si risolve il problema della carenza di materiali per gli esperimenti! Le sostenze chimiche vengono visualizzate via web anzicchè toccate, manipolate, mischiate, annusate!

Le attività extracurricolari molto spesso vengono relegate a fine orario scolastico, come cinema, teatro, concerti e mostre mentre dovrebbe essere all’ordine del giorno che i ragazzi escano dalla sede scolastica per recarsi in siti di interesse. Questo oggi è sempre l’eccezione. Le uscite didattiche, le famose gite che restano per sempre nella memoria, sono centellinate e solo se “meritate” vengono fatte. Anche l’intervallo è una specie di premio e non un diritto sacrosanto e guai a chi corre nei corridoi, dopo 3 ore fermi al banco!

Il liceo dovrebbe essere strutturato nel primo biennio come scuola in presenza ma nel trienno successivo con lezioni dinamiche, dove sono i ragazzi a recarsi nell’aula dove si svolge la tal materia e non il professore, con un modello universitario e non da scuola primaria. Obbligare 5/6 ore al giorno dei giovanissimi a stare seduti ad ascoltare teorie, equivale a dissipare tutta o quasi la voglia di imparare. La scuola passivizza, mentre invece deve attivare.

Bisognerebbe introdurre una giornata all’anno di volontariato per ciascuno studente a svolgere mansioni di lavoro agricolo, ambientale e sociale. Si promuovono idee di cooperazione ma non si fanno cooperare i ragazzi sul campo. Ci si scandalizza per il caporalato nei campi ma non si va a raccogliere i pomodori, un’iniziativa educativa di questo genere avvicinerebbe i ragazzi ai reali problemi della nostra vita quotidiana, permetterebbe loro di capire come funziona il mondo non per sentito dire ma attraverso l’esperienza diretta, importante, che non si dimentica apprendendo l’impegno civico e la responsabilità individuale verso la collettività.

Rendere motivante il percorso scolastico degli studenti è compito della scuola, che questa disattende sempre più. Assenteismo tra i banchi di scuola significa abbassare il livello dell’impegno anche nella vita e nelle relazioni, che diventano individualistiche e ciniche.

Fare esperienza di compiti autentici, condividerli e gioirne insieme con i coetanei e i maestri, significa mettere una marcia in più agli uomini di domani, innescando un meccanismo di bontà, di piacevolezza e di positività della scuola e dell’educazione, poichè alle sollecitazioni positive ciascuno risponde con altre sollecitazioni positive, in un circolo virtuoso, innescando una trasformazione sociale.

Le esperienze pratiche nobilitano i diversi mestieri, creando controcultura in merito al mito delle alte professioni (non dobbiamo tutti fare i notai e i commercialisti!), formano all’autodeterminazione, alla scelta, al fare da sè, rendono resilienti ed autonomi.

La scuola sul campo non ha inoltre rischio implicito di non riuscita: la scuola oggi è troppo esigente sul piano della performance, è competitiva e spietata nella corsa al risultato, ignorando i tempi personali dei ragazzi.

Perchè si assiste all’abbandono scolastico, allo scoraggiamento, alla depressione? I ragazzi non si sentono efficaci, temono l’insuccesso, oppure non hanno il desiderio di spendersi, pensano che non ne valga la pena. La crescita degli studenti ma anche l’efficacia dell’insegnamento possono sussistere solo con una scuola che li porti nel mondo ad avvalorare la didattica appresa in classe.

In Francia hanno sempre fatto le vacances d’hiver, con la settimana bianca con la classe, con contributo pubblico, è così difficile concepire una roba del genere in Italia? Una settimana di sport sulla neve non è un sollazzo, è altamente educativa, salutare e azzera le discriminazioni socio-economiche.

Inoltre, ogni programma scolastico dovrebbe implicare obbligatoriamente lo studio delle arti (la musica – la grande trascurata nel Paese della musica – non è curricolare nemmeno al Liceo artistico!) Nell’arte è il riscatto dell’umanità, essa veicola, in tutte le sue svariate forme, la levatura dell’uomo per contrastare, essa sola, le brutture e la volgarizzazione cui assistiamo.

Ma la domanda che si impone è: la scuola desidera crescere uomini e donne liberi, o no?

La risposta, stando così le cose, è data.