IL BAMBINO SPIRITUALE

In sezione Infanzia abbiamo fatto ascoltare l’Alleluja senza fornire alcuna spiegazione preliminare… Spontaneamente i bambini hanno detto: “Mi sembra l’amore!”, “Io, a me mi viene da alzare le braccia!”, “Anch’io alzo le braccia, verso il cielo!” e via così, ognuno aveva urgenza e desiderio di esprimere il proprio sentimento. E veniva dal profondo!

Ogni anno “approfittiamo” del Natale per trattare con i bambini tematiche spirituali, che sappiamo molto vicine e importanti per loro. Ma perché le riteniamo tali? Che ne sanno i bambini, così piccoli, di spirito e di spiritualità? A suffragare la nostra conoscenza diretta ed empirica della prima infanzia (che ci dice che i bambini ne sanno eccome!) c’è anche Rudolf Steiner che sostiene “Quando abbiamo a che fare con bambini piccoli, noi stiamo compiendo un culto religioso. Noi abbiamo nelle nostre mani il divino”.
Il bambino – secondo Steiner – viene direttamente dal Cielo, è un’anima angelica che si reincarna in quella materia che i genitori contribuiscono biologicamente a fornire. Ma esso è molto di più di quella “polvere cosmica” che è la materia fisica. Dal primo al settimo anno di vita il bambino è un essere puramente religioso, è esso stesso un Creatore di vita, è abbandono totale al karma e il karma è pura religiosità, perché nel karma opera l’Io superiore di ogni essere umano, quello che dialoga con Dio, il Tutto universale.

E’ in questo contesto che Steiner fa presente come “noi adulti abbiamo travisato il senso del religioso, inquinandolo con sentimentalismi e pietismi fuori luogo”. Ci converrebbe, dice lui testualmente, “riconquistare il senso vero del religioso guardando al bambino”. Se noi, genitori ed educatori, “comprendessimo la religiosità innata del bambino faremmo forse a meno di andare a cercarla in chiesa, dove ce n’è oggi assai poca. Impareremmo noi dal bambino che la religiosità consiste nell’accettazione del karma; non cercheremmo più di manipolarlo a nostro uso, in modo illusorio e materialistico; prenderemmo le distanze da quanto ci fa perdere sempre di più la vastità, la profondità e la ricchezza della realtà”.
Ecco dove sta la religiosità del bambino.

Come il bambino noi dobbiamo continuare ad avere con la realtà un rapporto di meraviglia, di continua ricerca, di forze creatrici interne da opporre all’intelligenza concettuale, al pensiero tecnico sempre più preciso, disciplinare e scientifico, mentre invece la realtà, nella sua dimensione cosmica, ha un’inesauribile ricchezza.

Come adulti noi abbiamo il compito di riconoscere e salvaguardare la spiritualità che è in ogni bambino, perché: “Un adulto che abbia avuto una formazione da bambino che lo abbia lasciato vivere in modo “sconfinato”, piena di immagini, di meraviglia, che abbia potuto vivere pienamente nel suo corpo animico e astrale, resta giovane per tutta la vita, mantiene una versatilità, una capacità di adattamento per tutta la vita”.

Ecco perché a Natale è giusto, anche se siamo atei, festeggiare la nascita del Bambino prototipo di tutti i bambini! Ed ecco perché è importante dare ai bambini il senso del mistero, dell’attesa dell’Avvento, della sacralità del natale che è simbolo per i Cristiani ed unione per tutti i Cristiani del Mondo, ma è anche simbolo per gli atei, che abbiano a cuore la spiritualità umana, ciò che distingue l’uomo dalla bestia, ciò che porta l’uomo a scrivere poesie, ad esprimersi attraverso l’arte e l’amore, ad elevarsi sulle brutture di cui è capace.

Ma andiamo in profondità:

La spiritualità è un approccio che i bambini hanno intrinseco nella loro natura di esploratori del mondo, in armonia con il mondo stesso.

La loro religiosità è cosa ben diversa dalla religione, che è una codificazione per appartenenze fatta dagli adulti e molto spesso strumentale ai diversi poteri.

La spiritualità è essere ampi nell’indagine di ciò che avviene in sé e intorno a sé, è voler spingersi oltre ciò che si vede e si tocca. In ciò il bambino opera una rivoluzione interiore rispetto a ciò che lui ci mostra di essere quotidianamente, ovvero un essere molto contingente e realistico. Il bambino viene dall’aldilà, come sostiene Rudolf Steiner. La sua spiritualità lo dimostra.

I bambini sentono fortemente i misteri del cosmo e ne rispettano il segreto, se ne lasciano affascinare costruendovi intorno una realtà immaginifica, senza volontà di violarlo; non vogliono capire tutto per non svelare l’incanto o il mistero, che loro accettano, ma se domandano allora vuol dire che dobbiamo dare loro risposte.

Le prime risposte il bambino le cerca intorno alla sua nascita: e da qui deve partire il nostro primo approccio all’educazione spirituale. Chi ero io prima di nascere? Cos’è la nascita? Che ruolo hanno i genitori? Perché quei due genitori? Perché proprio questa casa? Cosa succede al bambino con la nascita?

L’educazione spirituale ci obbliga ad allontanarci da spiegazioni scientifiche e indossare le ragioni del bambino divino, l’Essere perfettamente congeniale alla vita che la natura ha predisposto. La scienza può spiegare le ragioni biologiche della materia, la spiritualità spiega le ragioni immanenti della vita.

Il bambino è anche un Essere profondamente religioso: la religiosità del bambino sta nel suo affidarsi totale all’esistenza che accade, qui e ora. Il bambino confida completamente negli eventi, nella stagionalità della natura, in ciò che proviene da altri esseri umani, si affida alla natura con sacralità, agli adulti con devozione. L’affidarsi del bambino sta nella sua abnegazione, nell’acquisire comportamenti morali, nell’avere fiducia che il mondo presentato dagli adulti sia buono, bello e vero.

Queste tre fasi sono contemplate nei primi tre settenni e seguono la fase del camminare, parlare e pensare che si compie nel primo triennio.

La fase del “mondo è buono” è quella che riguarda tutta la prima infanzia (0-7) e abbraccia la scoperta del mondo accogliente che riceve a sé il bambino; la seconda fase “Il mondo è bello” è quella in cui si scoprono i valori morali, la bellezza e la meraviglia delle cose create dalla natura e restituite dall’uomo in arte; la terza fase è quella de “Il mondo è vero” in cui il ragazzo avvalora le scoperte precedenti attraverso la ricerca di adulti autorevoli che gli mostrano altri orizzonti, verso il suo avvenire.

Per Steiner il bambino è anche animico. L’essere umano nella sua dualità è dotato di materialità (il corpo fisico) e di anima (il corpo astrale), questi due elementi si compenetrano e si sviluppano insieme, nei primi anni di vita il corpo fisico è predominante nel processo di crescita fino a tre anni, il quale non può sussistere senza il parallelo sviluppo della coscienza animica. (fino a 7 anni); Rudolf Steiner parla anche di Io Inferiore e di Io Superiore. L’anima è diversa dallo spirito in quanto entità a sé, in dialogo con il cosmo e con gli esseri superiori, ospitata nel corpo e legata in senso circolare al corpo (si influenzano a vicenda), ma pur sempre disgiunta, perché non conseguente a un processo biologico, al punto che secondo diversi mistici e pensatori può decidere di lasciarlo secondo una precisa volontà.