IL BAMBINO EGOCENTRICO
dal sito easynido.it
L’egocentrismo è un disturbo relazionale che consiste nel mettere sè stessi al centro del pensiero e del mondo, ignorando o dando scarsa importanza alle altre persone. In età adulta questo può rappresentare un serio problema di socialità, in quanto l’individuo non è in grado di interagire in maniera adulta, matura e diplomatica con gli altri e non sa sviluppare ed articolare una conversazione che non sia esclusivamente basata sulle proprie idee e sui propri bisogni ed interessi.

Nei bambini in età prescolare, invece, l’egocentrismo è da ritenersi una fase assolutamente normale dello sviluppo e, anzi, secondo alcuni studiosi di psicologia infantile, che si rifanno al pensiero di Jean Piaget, è un segno positivo di sana formazione. Jean Piaget, un pedagogo svizzero del 1900, è stata una delle più alte personalità in campo di psicologia dell’età dello sviluppo ed ha influenzato un’importante fascia degli psicologi infantili moderni.

Differenza tra egocentrismo e linguaggio egocentrico
Se l’egocentrismo, riscontrabile nell’adolescente e nell’adulto, è da ritenersi un vero e proprio vizio comportamentale da attenzionare e correggere, il linguaggio egocentrico è un’espressione correlata ma non necessariamente a sfondo patologico. Nei bambini molto piccoli, che non hanno ancora un carattere strutturato e formato, non è possibile diagnosticare turbe egocentriche ma solo apprezzare un linguaggio di tipo egocentrico . C’è da puntualizzare che la maggior parte dei bambini tende ad esprimersi in modo egocentrico e questo, secondo Piaget, è normale e fisiologico e fa parte di un sano processo di sviluppo comunicazionale.
Con la crescita e l’interazione corretta con genitori, educatori ed altri bambini, i piccoli sperimenteranno le conseguenze del proprio modo di approcciarsi e limeranno da soli i margini egocentrici ed egoistici. Si può dire che la quasi totalità di casi di linguaggio egocentrico riscontrato prima dei 6 anni di età si autocorregge in maniera spontanea, grazie all’interazione. È anche per questo motivo che pediatri e psicologi infantili insistono sull’utilità dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia: la socializzazione sana si fa principalmente lì.
Cos’è e cosa si intende per linguaggio egocentrico
Si definisce linguaggio egocentrico una tipica modalità espressiva in cui il bambino ripete, come soggetto principale del suo parlare, la parola “io”. Un bimbo che parla continuamente in prima persona, che fatica a parlare di altre persone ma, necessariamente, finisce per rivoltare il discorso e riportarlo ad una fase in cui parla di sè stesso. Un esempio molto esplicito e semplice è quando, ad esempio, la mamma dice: “Oggi sono stanca” e il bimbo, prontamente, attacca a dire: “Io oggi sono stanco perché…”, ignorando totalmente il messaggio che gli è stato dato, perché non riguardava il proprio io. Questa modalità viene applicata, nei bimbi che utilizzano un linguaggio egocentrico, in tutte o quasi tutte le loro conversazioni.
Come, quando e perché intervenire sul linguaggio egocentrico
Sulla necessità o meno di intervenire attivamente sul linguaggio egocentrico infantile ci sono pareri discordanti. Una fazione di esperti in comunicazione infantile propone la correzione, parlando al bambino di sè stesso in terza persona. Questo atteggiamento dovrebbe educarlo e abituarlo, gradatamente, a prendere distacco da sè stesso e dal proprio io, ponendosi a livello di tutti gli altri. Un’altra fazione di esperti, invece, scoraggia questa forzatura perché, di contro, potrebbe avere l’effetto collaterale di snaturalizzare la personalità del piccolo e ledere la sua autostima e la fiducia che il bambino egocentrico ha in sè e che, di fatto, non è un difetto né un problema, se non diventa eccessiva.
In generale, il linguaggio egocentrico entro i 6 anni di età, è una cosa comune e abbastanza naturale che non dovrebbe destare particolare ansia o preoccupazione. Come si diceva prima, con una sana e corretta interazione sociale, con l’esperienza e con la crescita i bimbi smusseranno da soli i propri margini e limiti caratteriali, imparando il corretto modo di approcciarsi agli altri.
L’unico consiglio veramente utile, per i bambini egocentrici ma anche per gli altri, è quello di spronarli continuamente ad occasioni sociali con i loro coetanei: la scuola dell’infanzia, il nido, i centri ludici o i babyclub sono occasioni d’oro per stare a contatto con altri bambini e fare esperienze, anche comunicative. A maggior ragione i piccoli che tendono ad avere caratteristiche di spiccato egocentrismo hanno bisogno, più degli altri, di continuo contatto e continue sfide. Com’è giusto che sia, a volte primeggeranno, carezzando e coccolando il proprio ego ed altre volte perderanno, il che smusserà naturalmente alcuni comportamenti esagerati. Solo in tarda infanzia, ossia alla fine delle scuole elementari ( 11/12 anni ) se il problema persiste ed è consistente è necessario chiedere il supporto e la valutazione di uno psicologo specializzato in età evolutiva.
«Mi sono servito del termine egocentrismo per indicare l’incapacità iniziale di decentrare, di spostare una data prospettiva conoscitiva (mancanza di decentramento) . Sarebbe stato meglio dire semplicemente “centrismo” , ma poiché il centramento iniziale della prospettiva è sempre relativo alla propria azione e posizione, ho detto “egocentrismo” ed ho fatto notare che l’egocentrismo inconsapevole del pensiero al quale mi riferivo non aveva niente a che fare con il significato comune del termine , cioè quello di ipertrofia della coscienza dell’Io.» Jean Piaget |