L’EMERGENZA EDUCATIVA

Attualità

di Francesca Corbella

Spesso sentiamo parlare di emergenza educativa, in relazione al disagio sociale, all’assenteismo scolastico, a problemi legati alla droga, al cyberbullismo o alla microcriminalità. Ma l’emergenza educativa si crea a monte di queste realtà che coinvolgono i bambini e gli adolescenti, e va ricercata nel complesso del sistema socio economico e politico in cui viviamo, che molto spesso è complice.

Anzitutto assistiamo ad un tentativo sistematico di demolire la famiglia, con il moltiplicarsi di attacchi contro l’unione naturale costituita da un uomo e una donna, presenza fondamentale per la crescita dei figli proprio perché polarizzata, complementare, differenziata nei ruoli e nelle predisposizioni.

Se noi adulti utilizziamo i bambini, nella fase delicatissima della prima infanzia e adolescenza, per rivendicazioni ideologiche di parte, arrechiamo grave danno psicofisico al loro equilibrio.

Le politiche di destrutturazione della famiglia partono da lontano e non si sono ancora esaurite, anzi pare che al giorno d’oggi siano ancora più serrate: penso a slogan degli anni Settanta tipo “La famiglia è un’istituzione fascista”, penso alla facilità con cui si relativizza il matrimonio, il concepimento non ha più la sacralità dell’evento unico e nell’ordine delle cose, perché viene preprogrammato e soggettivizzato a capriccio, si istituiscono centri per cambiare sesso ai bambini e si somministrano farmaci allo scopo, sotto l’egida di uno scientismo che sta valicando la scienza stessa e inficiando la religione.

L’uomo e la donna sono umiliati, non “vanno più di moda”: nella scia di una vetero rivendicazione della donna si nega e si mercifica ciò che le è proprio, la maternità. L’uomo da par suo appare senza più dignità virile (sfilate di Gucci).

In questo panorama emerge lo smarrimento della famiglia che pare renda le armi al dispotismo educativo ad opera di una certa parte politica, che ha lottizzato la scuola di ogni ordine e grado e da lì manipola le menti, scordandosi di fare vera pedagogia con al centro il bambino, per fare bassa politica. La famiglia ha ceduto al surclassamento, non è più in grado di detenere la responsabilità, come diritto e dovere primario, dell’educazione dei figli: demanda agli specialisti, alla tecnologia, alla scuola, ai medici, allo Stato (Bibbiano). Sto pensando alla filosofia gender che si basa proprio sull’indottrinamento: ora si vocifera di inserirla anche nei testi scolastici spacciandola per educazione alla parità dei diritti quando invece è un’altra faccia dell’omologazione dell’uomo e della donna, che vanno disinnescati proprio perché portatori di specificità inalienabili.

Con l’esperienza di Bibbiano abbiamo avuto la chiara percezione del serpeggiare dell’ideologia che porta a ritenere che i figli siano di proprietà dello Stato, il quale si pone come benefattore e salvatore. Questo è il principio primo di tutti i dispotismi. Tra le grandi campagne di Mao Tze Tung ci fu l’abolizione di bagni e cucine privati; per distruggere la cellula autonoma che è la famiglia, il regime comunista cinese costrinse le famiglie a condividere l’intimità famigliare con soggetti estranei, sradicandone la convivialità e segretezza, deportò i diversi componenti delle famiglie in territori lontani, dislocandoli nelle comuni di lavoro. Questi soggetti deprivati degli affetti più intimi si intristivano a tal punto da accettare qualunque condizione imposta dai funzionari di partito gerarchizzati.

Ma ci sono altri aspetti inquietanti che concorrono all’emergenza educativa: la scuola non rappresenta alcun punto di riferimento poiché ha tradito l’obbiettivo per cui è nata, lo sviluppo delle potenzialità dei bambini per formare gli uomini di domani. Da decenni per la scuola i bambini non esistono. La didattica a distanza, il distanziamento sociale e provvedimenti gravissimi come la soppressione per decreto delle uscite didattiche, sono solo l’ultima trovata di una scuola che vuole deliberatamente compromettere le capacità di apprendimento, l’autonomia, l’innalzarsi del  ragionamento, il pensiero libero dei ragazzi. Questi sono ridotti a fruitori passivi del servizio digitale, che comporta immobilismo fisico, solitudine, dipendenza dai device e dal web. Questi mezzi, è noto, che passivizzano la mente, aumentano le paure, privano dell’esperienza diretta del mondo che diventa quindi spaventoso, inibiscono il desiderio di indipendenza e devastano i rapporti umani. Quale genitore alle prese con un adolescente non passa il suo tempo a cercare vanamente di staccarlo dal cellulare e dai videogiochi? Questi sono strumenti demoniaci, assuefattivi, alienano da qualsivoglia altro interesse e rientrano a pieno titolo come artefici dell’emergenza educativa. Infine i ragazzi lasciati a casa da soli con la DAD per tutta la giornata mentre i genitori devono andare al lavoro, restano in balia della propria immaturità e solitudine, ma a questo risvolto – che rappresenta  un grande pericolo – la ministra Azzolina certamente non ha pensato.

Infine, erodono i valori fondativi dell’individuo giovane, che va in emergenza educativa, anche la deificazione del denaro, del successo economico, dell’immagine vincente esportata dalla televisione, e l’uso strumentale dei nuovi diktat quali l’integrazione, il multiculturalismo, il globalismo che nulla hanno a che vedere con la sana interconnessione tra esseri umani, il rispetto delle diversità, la cooperazione tra singoli all’interno di una comunità articolata.

Per concludere mi sento di esortare i genitori a mantenere alto il buon senso anche e soprattutto ora quando siamo tutti messi alle strette da una situazione che tarpa le ali alle nostre scelte educative. Non rinunciamo al compito che siamo chiamati a svolgere, comunichiamo ai figli la forza, il coraggio, il senso critico, il potere del ragionamento e dell’intelligenza, la ricerca di senso, pur nella prudenza. Manteniamo alto l’esempio di un vivere umano e naturale, di adulti sani, poiché non possiamo contare su molti esponenti delle istituzioni che ne offrano. Cerchiamo uomini e donne di valore a cui ispirarci e a cui far ispirare i nostri figli.