Allarme pediatri: a un anno già connessi

Il 60% dei genitori permette ai propri figli sotto i 2 anni  di usare i dispositivi digitali di mamma e papà. E’ quanto emerge da un’indagine condotta dal Centro per la salute del bambino onlus di Trieste in collaborazione con l’Associazione culturale Pediatri. Questo ingresso precoce della virtualità danneggia il processo di crescita dei bambini, che hanno bisogno di conoscere la realtà con tutti e cinque i sensi. Probabilmente la crescita dei nostri figli ne risulterà sempre più condizionata se è vero che un bambino su cinque in Italia prende contatto con uno smartphone e con una tecnologia touch entro il primo anno di vita. Fra 3 e 5 anni di età l’80% dei bambini è in grado di usare il telefonino prima ancora di saper leggere e scrivere, sanno cioè interagire col mondo virtuale prima di fare esperienza con la vita.

I dati sono stati estrapolati da quasi 1500 questionari compilati dalle famiglie.  Ci dovremmo domandare se questa precocità faccia bene al percorso evolutivo dei bambini La psicologia dell’età evolutiva ci ha insegnato che l’apprendimento in età prescolare ha bisogno della concretezza. Piaget parlava di intelligenza senzo-motoria facendo intravvedere che lo sviluppo della mente si basa sull’integrazione di dati conquistati nel mondo reale attraverso la relazione con adulti e pari, guardandoli negli occhi e ascoltandoli, sentendo e comprovando la realtà con l’esperienza tangibile, diretta, con la mente e col corpo, mettendo a confronto, decodificando significati dalle percezioni sensoriali. Tutte operazioni che la tecnologia non consente, dando spazio limitatamente a vista e udito.

Allo stesso tempo la tecnologia offre ai bambini una realtà aumentata, basata su iperstimolazione ed ipereccitazione, che rischia di plagiarli e di fuorviarli. L’allarme è pervasivo, perchè uno smartphone è perennemente disponibile. Molti genitori oggi usano lo schermo come baby sitter sempre capaci di far tacere un bambino vivace. Ancora più frequentemente si notano genitori che propongono al bambino il video anche quando non richiesto, tanto per dare “qualcosa da fare” al bambino. Se il bambino è riottoso non va “narcotizzato” con lo smartphone: è una richiesta di attenzione a cui si deve dare risposta all’interno della relazione che si basa sul gioco attivo, sulla lettura di libri, sul racconto di una storia, sulla manipolazione di materiali e giocattoli adatti all’età prescolare del bambino, è un diritto di ogni bambino e un dovere di chi si prende cura d lui far fronte con una risposta che significhi presenza vera ed autentica. L’uso indiscriminato della tecnologia in età prescolare è causa di insonnia, alimentazione inadeguata, irritabilità, ansie.

Tratto da un articolo apparso su Famiglia Cristiana del 5 gennaio 2017 a firma di Alberto Pellai