A CHE GIOCO GIOCHIAMO?

Al gioco del Mondo. E qual è questo gioco che giocano gli adulti e a cui i bambini si adeguano? Quale migliore metafora letteraria del capolavoro di Hermann Hesse per descrivere lo smarrimento che stiamo vivendo davanti al sovvertimento planetario delle nostre vite, disegnato da mano tanto invisibile quanto perentoria? Oh quanto al cospetto del virus ci stiamo dimostrando gli “uomini-bambini” di Siddharta!
Precisamente Hermann Hesse scriveva: 

“…Solo lentamente, tra le sue crescenti ricchezze, Siddharta aveva preso qualcosa delle maniere degli uomini-bambini, qualcosa della loro puerilità e della loro timidità. Eppure li invidiava. Li invidiava per l’importanza che essi riuscivano ad attribuire alla loro vita, per la passionalità delle loro gioie e delle loro paure, per l’angosciosa ma dolce felicità del loro stato di innamorati eterni. Di sé, di donne, dei loro figli, di onori e di ricchezze, di progetti e speranze, sempre questi uomini-bambini erano innamorati. Ma appunto questo egli non riusciva ad imparare da loro, questa gioia infantile e questa infantile follia”.

Noi siamo tutti uomini-bambini, che giocano alla vita adulta, come direbbe Pirandello, nella parte di un grande teatrino.

Solo alcuni ne stanno fuori, o fanno finta di stare dentro. Cos’é però più difficile? Giocare, recitare e fare parte del Grand Guignol, o stare fuori separati, soli, immobili o perennemente in viaggio?

E ancora da Siddharta:
…”Era ancora possibile vivere? Era ancora possibile continuare l’eterna fatica di inspirare ed emettere il respiro, avere fame e sfamarsi, ricominciare a mangiare, a dormire, a giacere con donne? Non era dunque chiuso ed esaurito per me questo circolo delle esistenze? 
Sono dovuto passare attraverso tanta sciocchezza, tanto vizio, tanto errore, tanto disgusto e delusione e dolore, solo per ridiventare bambino e ricominciare da capo. Ho dovuto provare la disperazione, ho dovuto abbassarmi fino al più stolto di tutti i pensieri, al pensiero del suicidio, per poter rivivere la grazia, per riapprendere l’Om, per poter di nuovo dormire tranquillo e risvegliarmi sereno. Ho dovuto peccare per poter rivivere”. 

…”Lentamente fioriva, lentamente maturava in Siddhartha il riconoscimento, la consapevolezza di che cosa fosse davvero la saggezza, quale la meta del suo lungo cercare. Non era nient’altro che una disposizione dell’anima, una capacità, un’arte segreta di saper pensare in qualunque istante, nel pieno della vita, il pensiero dell’unità, di saper sentire e respirare l’unità col mondo”.

Questa unità col mondo è propria solo dei bambini e degli animali. Noi grandi l’abbiamo perduta. E quello che possiamo fare per i nostri figli è tener vivo il loro essere bambini veri ed autentici, non bruciare le loro tappe naturali, riconoscerne il valore immenso dell’infanzia. E soprattutto non giocare noi, il loro gioco, falsamente, ma stare nella nostra parte di insegnanti e di guide consapevoli e autorevoli. Solo così si può salvare l’infanzia, attualmente in grave pericolo, ma anche l’adultità. Covid o non covid.