LA FORMULAZIONE DI ARNO STERN

La teoria della Formulazione si rifà alla semiologia, l’antica espressione umana attraverso i segni. Arno Stern la considera una nuova scienza, che l’educatore francese di origini ebraiche ha studiato per anni e anni a tutte le latitudini, osservando i bambini mentre dipingono. La Formulazione  ha come oggetto fenomeni fin qui ignorati, la cui conoscenza è di natura tale da trasformare lo sguardo sulla Traccia.
Lo studio semiologico s’interessa alle caratteristiche universali dell’atto del tracciare. Esso si astiene da ogni interpretazione soggettiva. La Formulazione è una manifestazione complessa, originale, strutturata e universale.

Le condizioni propizie all’emergere della Formulazione sono:

– un luogo che metta la persona al riparo da pressioni ed influenze. 
– la presenza degli altri, non come spettatori, ma come compagni di gioco che accettano l’emissione, conferendole il suo carattere di non-comunicazione e di normalità.
– la presenza di un praticien che non giochi il ruolo di figura di riferimento, né quello di destinatario di ciò che viene formulato: il suo ruolo è quello di un servitore. 

All’Albero dei Bambini dopo aver seguito diversa formazione direttamente con Arno Stern, abbiamo realizzato un Closlieu: è nel Closlieu che le condizioni suddette si trovano riunite. Il Closlieu è un “luogo chiuso”, ovvero una stanza senza finestre, pannellata in legno dove appendere grandi fogli da disegno, e corredata di tavolozza a banco con tutti i contenitori per il colore e i pennelli. Il luogo è sacro, ciascun individuo trova in questa atmosfera magica e immobile la necessaria serenità e quiete per esprimersi al meglio, ciascuno sul proprio foglio, senza alcun interferenza altrui. Il praticien assiste per le cose pratiche, non è un maestro, non insegna nulla, ciascuno trova il maestro dentro di sè.


La Formulazione non è propria di un ambiente socioculturale o etnico particolare. Arno notò che i bambini di tutto il mondo disegnano le case in un certo modo (col tetto spiovente anche se vivono in capanne o negli igloo), rappresentano le mani con 7/8 dita, tracciano scalette, puntini, vortici, pullulamenti.
La Formulazione nasce molto presto tra i bisogni dei bambini piccoli. S’evolve secondo un percorso programmato e non inaridisce mai. Possiede un repertorio di figure che le è proprio. E’ distinta dall’arte da cui non prende in prestito né gli elementi, né le leggi, né i costumi. Essa non è il frutto di un apprendistato, ma solo di un esercizio continuato che sviluppa attitudini innate e le orienta verso questa manifestazione, invece che alla creazione di opere che servano alla comunicazione.

La pratica della Formulazione – un gioco e non è una terapia – soddisfa necessità inappagate. Ne risultano un equilibrio ed una pienezza che rafforzano la personalità.

Il gioco del dipingere di Arn Stern non ha nulla di psicologico, dal disegno non emerge alcuna analisi del soggetto.

Questa pratica sviluppa inoltre un grande abilità manuale e la consapevolezza di capacità che coinvolgono la persona in profondità, quale che sia la sua età, la sua esperienza, la sua situazione. Chi pratica la Formulazione si libera dalla dipendenza da modelli e sviluppa un’autonomia positiva.

Chi si realizza in questo gioco naturale non deve far ricorso alla violenza per affermarsi, non cerca rifugio nella droga per consolarsi, non conosce noia, non ha bisogno di sollievo. L’atto di Formulazione è vitale e, nelle condizioni del Closlieu, fa crescere il bisogno d’affermazione di sé insieme alla relazione verso gli altri, in un equilibrio perfetto che esclude la competizione.