Formazione – I Prelibri di Bruno Munari

Nel piano di formazione continua di quest’anno, abbiamo terminato il corso sui prelibri, svoltosi presso la Cooperativa Il Melograno di Gallarate nel mese di novembre. I prelibri? Sì, quelli che Bruno Munari inventò con il suo genio ironico e creativo, utilizzando materiali di riciclo e, soprattutto, mettendosi nei panni di un bambino, per cui il libro come prima cosa è un oggetto da lanciare, da masticare e poi, solo dopo averlo messo a dura prova, da aprire e da sfogliare per mettersi, lui, il bambino, a questo punto alla prova del mondo da scoprirci dentro…

I prelibri offrono significati, danno nascita a pensieri di crescita importanti per il bambino. Consentono la relazione tra l’oggetto, il libro, e il bambino nelle sue prime esperienze, mediata dall’adulto. I materiali, i tempi di attenzione e le modalità soggettive di approccio a questa tecnica la rendono molto efficace in quanto personalizzabile. I prelibri infine danno perchè alle esigenze tattili e di ascolto corporeo dei bambini: entrano in gioco mano, orecchio, esplorazione libera uniti a ludicità, osservazione e scambio affettivo.

I prelibri sono una serie di 12 piccoli libri dedicati ai bambini molto piccoli; Munari nel 1949  inizia a sperimentare nuove forme di linguaggio visivo e nuovi materiali editoriali proprio per bambini di età pre-scolare, e si interroga così: “Il libro come oggetto,  indipendentemente dalle parole stampate, può comunicare qualcosa?”
Questi libri non hanno un ordine, sono senza margini e senza numeri di pagine. Forme, colori e tagli sono i paesaggi di questa narrazione che non ha né inizio né una fine, si possono “leggere” capovolti o partendo da metà libro. Ogni libro ha la sua caratteristica sensoriale, sono tutti diversi e fatti con materiali ricercati e particolari,  l’obiettivo è passare ai bimbi sensazioni tattili, olfattive e visive sempre diverse e stimolanti.
E ancora si chiede Murani: “Dovrebbero dare la sensazione che i libri siano effettivamente fatti in questo modo, e che contengano sorprese. La conoscenza deriva in effetti dalle sorprese, ossia cose prima sconosciute”.