A PROPOSITO DI OUTDOOR EDUCATION

Abbiamo anticipato nella scorsa Newsletter l’importanza dell’Educazione all’aria aperta per i bambini, una prassi di buon senso e lungimiranza che viene portata avanti ordinariamente nei paesi nordici mentre nel Paese del Sole – il nostro – si avvertono molte ingiustificate resistenze. Noi sposiamo in toto la tesi dei colleghi scandinavi, tedeschi e britannici e infatti abbiamo realizzato un progetto completo per il nostro Servizio 0-6, che vi proponiamo di seguito.

La natura parla a chiunque desideri mettersi in ascolto e ognuno, anche i più piccoli, nei propri modi e tempi, può avviare un lavoro individuale di osservazione, di raccolta e di scoperta con il materiale che essa offre in quel determinato momento. La natura ha sempre qualcosa da comunicare offrendo reale possibilità di crescita , sviluppo ed esperienza. Soprattutto i più piccoli che ne rimangono affascinati, avendo una modalità di conoscenza analogica, e non necessitano di mentalizzare le loro scoperte in laboratori e attività, tipica del mondo adulto.
Certo, lavorare all’esterno, giocare nel giardino con il sole, la pioggia, la neve, saltare nelle pozzanghere, sporcarsi con il fango, la terra, è un’esperienza faticosa che richiede equipaggiamento adatto, per bambini e adulti, tempo di preparazione per accompagnare e tempo per rientrare, ma è ciò che caratterizza la scelta di vivere e proporre ai bambini un’esperienza completa e sistematica di relazione e rapporto con la natura, in modo autentico e integrale; dove ciascuno può sperimentare i propri limiti, mettersi alla prova, rendersi conto e acquisire consapevolezza in merito al proprio corpo, alle potenzialità che esso può esprimere e ai limiti che esso propone. La natura come maestra consente di fornire al bambino gli strumenti per aumentare il proprio concetto di stima, di identità e di acquisizione del concetto di limite, rendendolo sempre più autonomo dal punto di vista cognitivo, motorio ed affettivo, oltre che partecipe del concetto di sicurezza e di salvaguardia di se stesso.
Il nostro modo adulto di approcciarci e comunicare con i bambini in natura è troppo spesso ostacolato dai divieti, piuttosto che da opportunità, che inibiscono un rapporto diretto del corpo con l’ambiente: “Non saltare!”, “scendi che ti fai male!”, “Non sporcarti!”, “Stai attento!”. Anziché: “Prova!”, “Mantieni l’equilibrio”, “stai concentrato!”. La nostra percezione del mondo esterno supera di gran lunga i pericoli reali. Ma non è proibendo, normando con mille divieti che si investe sulla sicurezza. Al contrario si disinveste legittimando l’idea che solo l’adulto sa, che solo l’adulto sa valutare ciò che è lecito, ciò che non è permesso, ciò che è sicuro. Lasciando i bambini fare, sperimentare in prima persona, invece, si acquisisce fiducia e sicurezza, anche a scapito di una possibile caduta.
Occorre tempo libero e non organizzato per poter sperimentare la natura in modo profondo. Il tempo in natura è un tempo moltiplicato, rallentato che il più delle volte viene considerato non utile o tempo perso. In realtà non si tratta di un tempo libero, ma di un investimento essenziale per il benessere dei bambini, dove c’è concretamente la possibilità di sperimentare e sperimentarsi in una dimensione in cui il tempo cronologico perde di importanza per passare il testimone al tempo delle esperienze e dei vissuti. Peter sperimentare il significato della lentezza come piacere di soffermarsi sulle cose che interessano, senza sentirsi in ritardo, come capacità osservativa dei dettagli, come attivazione di fascinazione, ciò dell’attenzione indiretta verso il contesto, che consentirà poi di essere in grado di concentrarsi sugli argomenti proposti a scuola, all’interno e in altri contesti.
E’ importante , infatti, sottolineare come in e out, dentro e fuori (inteso sia come ambienti edificio scolastico/giardino, sia soggettivamente internamente a sé/esternamente a sé) non siano categorie lontane e non integrate. In e out vanno intesi in una logica di continuum naturale, ovvero come zona di
interdipendenza e compenetrazione attraverso cui far traghettare giochi, attività ed esplorazioni in contesti ambientali diversi che offrono opportunità interessanti.
Il giardino non rappresenta un’area in cui dare libero sfogo, in cui poter correre, saltare, arrampicarsi quando c’è il bel tempo, il sole, la terra asciutta, per evitare di scivolare, cadere, sporcarsi per evitare di richiedere tempo nel gestire l’eventuale cambio dei vestiti dei bambini. Esso è invece un’area di apprendimento dalla natura, all’aria aperta metaforicamente e letteralmente, dove c’è più spazio, più spazio per il corpo, per le emozioni, per le sensazioni, per i pensieri che se hanno campo aperto possono muoversi e girovagare liberamente incrociando altri pensieri, altri stimoli e generarne di nuovi, creando connessioni naturali. Diviene allora interessante provare a pensare la soglia, il confine che delimita in e out quale una delle zone più stimolanti in cui avvengono traghettamenti di azioni e di esperienze e in cui si può ipotizzare di individuare una possibile zona di sviluppo prossimale degli apprendimenti e dei saperi.
Finalità
– Conoscenza di sé stessi, delle proprie capacità e dei propri limiti;
– Sviluppo del concetto di identità di sé come soggetto capace;
– Sviluppo del concetto di stima di sé;
– Sviluppo del concetto di sicurezza e di salvaguardia di se stessi;
– Sviluppo di conoscenza e rispetto verso l’altro esterno da sé in qualità di essere vivente (persona, pianta o animale)

Obiettivi
Essendo questo un progetto destinato all’intera persona, comprensiva di tutti gli aspetti affettivi, cognitivi, motori e sensoriali, gli obiettivi che vengono individuati sono molto ampi e generici e vanno a toccare tutte le aree. Starà poi all’educatore che accompagna i bambini individuare quelli specifici per le singole attività proposte.
– Acquisizione delle autonomie di base rispetto alla preparazione dell’equipaggiamento per uscire e per rientrare in base alla stagione (scarpe, felpa, giacca, cappello, sciarpa, guanti, mantellina antipioggia) e rispetto all’igiene personale (cambiare gli indumenti eccessivamente sporchi o bagnati, lavarsi le mani)

– Conoscenza ed esplorazione del contesto naturale a disposizione attraverso i cinque sensi:
•Osservazione di ciò che ci circonda nel qui ed ora attraverso l’individuazione di dettagli che caratterizzano l’altro (unicità) e gli elementi di uguaglianza (raggruppamento in classi di significato), ma anche le variazioni nell’arco del tempo (mutamenti di giorno in giorno e stagionali)

•Manipolazione dei materiali singoli e in combinazione tra loro, attraverso l’utilizzo della mano principalmente, ma anche attraverso il corpo (es. piedi, braccia, gambe..), sperimentazione dei concetti di consistenza, temperatura, umidità, ecc.
•Motricità generale e fine (sperimentazione del proprio corpo nello spazio in relazione agli elementi naturali, animati e inanimati, nei movimenti coordinati occhio/mano, unilaterali, bilaterali, bimanuali, di equilibrio, di flessione, di stiramento, ritmati e/o automatici, di forza, resistenza muscolare, e dosaggio dell’energia)
•Sviluppo di capacità olfattive, uditive, gustative

– Sviluppo del linguaggio attraverso la nominazione degli elementi circostanti (piante, animali, insetti) e delle loro caratteristiche, anche utilizzando il metodo della nomenclatura montessoriana (associazione figura/oggetto)
– Sperimentazione e verbalizzazione della relazione tra gli stati e sensazioni fisiche alle emozioni provate (area psicomotoria), ad esempio perdita di equilibrio/paura di cadere, contatto con aghi di pino/fastidio, osservazione di un nuovo fiore/ stupore, sorpresa ecc.
– Sperimentazione del concetto di tempo, delle sequenze temporali, del prima e dopo attraverso l’osservazione della natura e dei suoi fenomeni.

Metodo
il metodo si basa sull’apprendimento esperienziale, experiential learning, ovvero l’apprendimento basato sull’esperienza, sia essa cognitiva, emotiva o sensoriale.
Il processo di apprendimento si realizza attraverso l’azione e la sperimentazione di situazioni, compiti, ruoli in cui il soggetto, attivo protagonista, si trova a mettere in campo risorse e competenze per l’elaborazione e/o la riorganizzazione di toerie e concetti volti al raggiungimento di un obiettivo. L’apprendimento esperienziale consente al soggetto di affrontare situazioni di incertezza sviluppando comportamenti adattivi e migliorando, nel contempo, la capacità di gestire la propria emotività nei momenti di maggiore stress psicologico. Consente , inoltre, di sviluppare le proprie abilità di problem solving, anche atraverso l’abilità creativa, e di far acquisire autoconsapevolezza mediante auto-osservazione ed etero-osservazione al fine di definire eventuali atteggiamenti inadeguati e di valorizzare i comportamenti positivi. L’esperienza così acquisita diviene patrimonio di conoscenza del soggetto e costituirà nuovo punto di partenza di ulteriori evoluzioni.
L’educatore esperienziale ha il compito di mantenere equilibrio e armonia tra tre elementi:
 accompagnamento: l’educatore è fisicamente e cognitivamente presente nel contesto proposto insieme ai bambini, ma non interviene attivamente su di esso. Egli assumerà pertanto un ruolo maggiormente passivo, dedicato all’osservazione del singolo, del gruppo e di come questo

interagisce con l’ambiente circostante. Costituirà quindi una “base sicura” che consentirà al bambino di fare esperienza del mondo;
 incentivazione: l’educatore pone attenzione all’attenzione del bambino in quel preciso momento e interviene con nuovi elementi, suggerimenti, stimoli che ampliano l’esperienza stessa del bambino;
 proposta: l’educatore predispone in anticipo una proposta educativa affinché l’attenzione dei bambini vi sia attratta e possano fare quella specifica esperienza.

Di notevole importanza nel lavoro con i bambini molto piccoli, e quindi anche nel contesto outdoor, è la ripetizione rituale (routine) di gesti nel susseguirsi dei giorni, che permetterà al bambino di sentirsi sicuro, protetto, e consentirà di godere appieno dell’esperienza vissuta.
Pertanto ogni mattina, dopo esserci preparati con il giusto abbigliamento, usciremo all’esterno e per prima cosa saluteremo il nostro pino abbracciandolo e facendo un girotondo intorno al suo tronco. Proseguiremo osservando insieme il tempo atmosferico e facendo esperienza! E qualora lo vogliamo pranzando insieme all’aperto.
Attività
– scoperta, ricerca e osservazione degli elementi che costituiscono l’ambiente naturale e individuazione delle caratteristiche sensoriali (olfattive, tattili, gustative, visive e uditive) che lo rendono simile ad altri e di quelle che lo rendono unico. Verbalizzazione del nome proprio dell’elemento e delle sue parti in associazione al simbolo grafico (nomenclatura).
– gioco con materiale non strutturato: legnetti, sassi, foglie, aghi di pino, pigne, terra…
– gioco simbolico (casetta e cucina a base di terra e acqua)
– predisposizione di elementi che, opportunamente organizzati, consentono al bambino di sperimentarsi sulla motricità generale e fine: corde, copertoni, tronchi, tavole di legno, tegole, contenitori per travasare, trasportare, palette e rastrelli.
– attività grafica con elementi naturali: terra, acqua, cocci di terracotta
– quadri impermanenti (realizzazione di quadri “mobili” utilizzando elementi solidi naturali)
– realizzazione di un piccolo orto

Daniela Aver