TREDICINO

Educare al coraggio con una fiaba

Un marito morì e lascio sola la moglie con 13 figli da sfamare. La poveretta lavorava da mattina a sera ma spesso mancavano pane e polenta da dare ai figlioli. Un giorno li chiamò a sè e disse loro: “Io ho fatto quello che potevo ma ora siete grandi e potete badare a voi stessi, prendete queste bisacce con un po’ di pane e andate a cercare fortuna”. Così i tredici si misero in cammino. Arrivano al palazzo del re e bussano pieni di fame. Il re si affaccia li guarda e dice: “Se volete mangiare lo dovete meritare!”. “Che cosa dobbiamo fare Maestà?”. “Nel bosco c’è un lupo mangia bambini, se qualcuno di voi gli ruba la coperta che porta sempre con sè io darò a tutti i suoi fratelli una cena da signori!”. I ragazzini sospirarono “Non ce la faremo mai!” pensavano. Ma l’ultimo, il più piccino che si chiamava Tredicino, si armò di coraggio: “Vado io dal lupo, Maestà non temete!, però voglio in cambio uno spillo lungo lungo”. Il re glielo fece dare e il bambino andrò nel bosco. Trovò la catapecchia del lupo, si calò dal camino e con lo spillone cominciò a solleticargli i piedi mentre dormiva, fino a che la coperta gli scivolò ai piedi. Tredicino l’afferrò e via di corsa al palazzo del re. Il lupo si sveglia e capisce tutto “Ah Tredicino me l’ha fatta”, esclama furibondo, “se lo acchiappo ne faccio un boccone!”

Intanto Tredicino era arrivato a palazzo dove il re diede da mangiare a tutti i bambini come aveva promesso e poi disse: “Ora se volete restare qui al castello devi portarmi un’altra coperta del lupo, però fai attenzione perchè quella è adorna di campanelli!”. “Dammi della bambagia e del filo”, chiede Tredicino. E il re gli fece portare l’occorrente. Il coraggioso bambino con quel materiale tornò nel bosco, alla capanna del lupo e giù di nuovo attraverso la cappa del camino ma questa volta si nascose sotto il letto. Ma ecco che rincasa il lupo stanco e si mette a letto. Tredicino piano piano si avvicina alla coperta coi campanelli e li imbottisce tutti di bambagia e poi li lega con lo spago in modo che non tintinnino. E poi fugge con la coperta verso il palazzo reale. Il lupo si sveglia ed esclama: “Ah quel furfante me l’ha fatta!. Intanto Tredicino è a palazzo e il re gli chiede un’altra cosa: “Voglio l’orologio del lupo che è sempre in orario!”. “Dammi solo un canestro di frutta”, chiese Tredicino. Infatti l’orologio del lupo era custodito da un pappagallo chiacchierone. Tredicino andò alla casa del lupo, diede i frutti all’uccello, afferrò l’orologio e corse via al castello. Ma il re non era ancora soddisfatto: “Voglio il lupo in persona!” Tredicino era disperato, il lupo lo avrebbe certo divorato! E come avrebbero fatto i suoi fratelli senza di lui? E la povera mamma?
Durante la notte fece un sogno e al mattino andò dal re a domandargli un carretto, delle assi e una manciata di chiodi. Con quella roba si recò nel bosco e cominciò a gridare: “Tredicino è morto! Tredicino è morto! Chi mi aiuta a fargli la cassa per il funerale?”. Il lupo tutto contento si precipitò ad aiutare. Si misero a far la cassa. E il lupo diceva: “Sbrigati a lavorare che voglio questo funerale al più presto!” Ma Tredicino disse al lupo: “Certamente ma occorre misurare la cassa, entraci un po’ aiutante che io son piccino”. Il lupo si stese nella cassa e in men che non si dica Tredicino inchiodò le assi del coperchio e vi serrò il lupo all’interno che urlava: “Aprite aprite”. “Non aprirò lupo, io sono Tredicino e non sono morto, anzi ho messo nella bara chi mi voleva fare il funerale!”.
Il re fece gettare il lupo in una prigione e riempì una borsa di monete d’oro per ricompensare Tredicino e sfamare i suoi fratelli. E disse a Tredicino: “Resta pure al castello, mi piacciono i coraggiosi come te Tredicino!”. Ma il bambino disse grazie e con i dodici fratelli riprese la via di casa per portare anche alla mamma la propria fortuna!